Per l'alta riconoscibilità e "leggibilità" dei semi e dei punti, il Team di Biska ® ha scelto come mazzo preimpostato il mazzo di carte Piacentine. E' ovviamente possibile cambiare il mazzo di gioco dal pannello Opzioni. Queste carte vengono utilizzate nel gioco della briscola tradizionale e chiamata, e nel tressette a due e quattro giocatori.
Le carte piacentine vengono definite "carte in stile spagnolo".
In particolare tale definizione nasce per il mazzo a 40 carte e per le figure a due teste in effetto specchio (a differenza delle carte napoletane, che hanno le figure intere). Fino a qualche decennio fa le figure erano intere.
Furono ridisegnate nella città di Piacenza, dopo essere state importate in Italia con molta probabilità sotto l'occupazione francese. I soldati francesi, infatti, usavano mazzi spagnoli per giocare ad Aluette. Questo mazzo si è diffuso nelle regioni del centro durante il XIX secolo, quando i territori dello Stato Pontificio si espandevano fino alle città emiliane. Forse l'aspetto definitivo che le caratterizza anche oggi venne raggiunto in quegli anni.
Il mazzo piacentino trova molti punti di contatto con un mazzo spagnolo, disegnato da Phelippe Ayet nel 1575 circa, e ritrovato nella Torre de los Lujanes a Madrid durante la demolizione (si visiti questo collegamento). Tutte le figure sono in piedi, al contrario dei mazzi del nord Italia dove solitamente i re sono seduti su un trono.
Il cinque di spade ha la particolare caratteristica del motivo vegetale che contraddistingue anche il mazzo piacentino, e molte delle pose delle figure sono simili.
Anche l'impostazione generale delle carte numerali è decisamente simile.
Non faceva eccezione il quattro di bastoni, nella versione spagnola sorretto dalle mani e dai piedi di un putto (in alcuni mazzi è una scimmia). Le prime versioni delle carte piacentine infatti avevano le impugnature dei bastoni rivolte in basso, mentre sugli esemplari più moderni sono diretti al centro. Gli esempi più eleganti e dettagliati di questo stile furono disegnati da Ferdinando Gumppemberg (o Guppemberg, o Gumppenberg) nei primi anni dell'800, oggi purtroppo impossibili da reperire.
Un disegno abbastanza diffuso, invece, è quello eseguito dall'incisore Antonio Lamperti, ad una testa, e riprodotto da Modiano (da non confondere con il disegno classico usato da Modiano, dal 1950 a due teste).